Molti anni fa, durante il mio percorso universitario partecipai a delle lezioni piuttosto interessanti che riguardavano il legame di attaccamento nelle relazioni di coppia. Queste lezioni, tra le tante cose, cercavano di mostrare come nel corso degli anni gli studi sull’attaccamento abbiano contribuito a comprendere meglio anche le relazioni di coppia, questo perché, nel corso della nostra vita, non esistono solo gli attaccamenti definiti infantili (cioè verso i nostri genitori o chi si è preso cura di noi), ma anche quelli romantici.

 

Ma partiamo dal principio:

Cosa si intende per legame di attaccamento?

Il legame d’attaccamento, secondo Bowlby, è un sistema motivazionale biologicamente determinato che ci consente, fin dagli inizi della nostra vita, di mantenere una prossimità fisica con i nostri genitori (o con le figure che si prendono cura di noi, i caregiver), questo non solo per garantire una sicurezza emotiva, ma anche per assicurare, di fatto, la nostra sopravvivenza.

Questo significa che, per la nostra sopravvivenza fisica e psichica, il contatto emotivo con una figura che si prende cura di noi è fondamentale al pari del nutrimento, del sonno e di altri bisogni primari. Tutta la nostra vita infatti è determinata e ruota intorno agli attaccamenti intimi, e lo fa, usando le parole di Bowlby “dalla culla alla tomba”.

Per completezza, vorrei aggiungere un altro concetto fondamentale che è intrisecamente connesso al concetto di attaccamento, quello di “Modelli Operativi Interni (MOI)”.

Sempre secondo Bowlby, le interazioni ripetute con i nostri caregiver, vengono interiorizzate come delle rappresentazioni che prendono appunto il nome di modelli operativi interni. Queste rappresentazioni contengono:

  • Rappresentazioni del sé: ovvero quanto siamo accettabili o non accettabili agli occhi dei nostri caregiver
  • Rappresentazioni degli altri: previsioni di quanto i caregiver potranno essere accessibili se ci si rivolgerà a loro per aiuto
  • Affetti che connettono le due figure e derivanti dalle interazioni.

In un certo senso quindi queste rappresentazioni vengono interiorizzate come una sorta di “regola interiorizzata delle relazioni” e come delle “strategie di regolazione emotiva” che saranno presenti per tutto il corso della nostra vita, ma che potranno essere arricchite, modificate, rielaborate da nuovi attaccamenti che si verificano nel corso della nostra vita. Ed è qui che entrano in gioco le relazioni romantiche e dunque l’attaccamento romantico.

Secondo Feeney (1999, p. 425) questo è considerato “da un parte come un durevole tratto di un individuo che influenza il suo funzionamento nelle relazioni strette. Dall’altro può essere concettualizzato come riflettente le esperienze recenti della relazione: cioè esperienze legate a particolari relazioni”.

Cosa significa? Che da un parte il nostro attaccamento romantico potrebbe dipendere dagli attaccamenti primari legati alle nostre figure genitoriali (o di chi si è preso cura di noi), dall’altro che questo attaccamento può assumere una nuova forma e svilupparsi anche rispetto alle relazioni attuali.

Secondo Santona e Zavattini (2007, pp. 20-23) l’attaccamento di coppia inizia a manifestarsi quando i legami con le figure genitoriali cominciano a non essere così centrali, ma non è semplice e immediato e comporta alcune fasi:

 

1) FASE DI PRE-ATTACCAMENTO: ATTRAZIONE E FLIRTING

 

In questa fase l’adulto non manifesta ancora un legame d’attaccamento vero e proprio, ma vi è una apertura sociale che lo rende maggiormente propenso ad avvicinarsi alle persone che attivano un maggiore interesse. Vengono lanciati segnali, si flirta, aumenta l’attrazione sessuale e il desiderio di contatto.

 

 

2) FASE DELLA FORMAZIONE DELL’ATTACCAMENTO: L’INNAMORAMENTO

 

In questa fase l’adulto mostra una maggiore selettività a cui consegue una maggiore intimità fisica ed emotiva con un partner. In questa fase di innamoramento può esserci un aumento dei livelli di arousal (insonnia, inappetenza ecc.), maggiore contatto fisico (abbracci, baci, tenersi per mano ecc.) e anche cambiamenti nel modo di parlare (toni più quieti e linguaggio simile a quello che usano le mamme con i propri bambini).

In questa fase prevalgono inoltre i “meccanismi di idealizzazione” che comportano il vedere nell’altro la realizzazione dei propri bisogni e desideri. In questo periodo l’altro inizia a essere identificato come una “base sicura”.

 

3) FASE DELL’ATTACCAMENTO BEN DELINEATO: L’AMORE

Nel bambino, a partire dai sei mesi di vita, si evidenzia una netta preferenza verso una figura d’attaccamento che si evidenzia soprattutto nei momenti più critici come le separazioni. Nell’adulto questa fase corrisponde all’amore vero e proprio quando inizia ad esserci una minore frequenza dell’attività sessuale ed un maggiore investimento sugli aspetti di accudimento e di sostegno emotivo. Dunque la ricerca di vicinanza è qui collegata al bisogno di vedere nell’altro una base sicura.

Ne consegue che, se lo sviluppo del singolo individuo è andato per il meglio, allora anche la relazione potrà passare da un rapporto basato sul soddisfacimento dei bisogni legati al sé, a un rapporto più legato ad aspetti di cooperazione, condivisione ed empatia nonché sulla libera espressione di sè. In questa fase i partner si dedicano alla costruzione di un’identità di coppia che mantenga una stabilità nel tempo, affrontando i continui riassestamenti che questa richiede.

 

4) FASE DELLA PARTNERSHIP REGOLATA DA SCOPI: FASE POST-ROMANTICA

 

Così per il bambino come per l’adulto, una relazione affidabile aiuta ad intuire le emozioni dell’altro e consente un’esplorazione maggiore verso il mondo circostante.

Nelle relazioni di coppia ormai stabili spesso si ha un minor coinvolgimento fisico accompagnato da un coinvolgimento maggiore verso ciò che è esterno alla coppia. In questa fase l’interdipendenza reciproca non è così evidente perché si esprime in modo più profondo attraverso la fiducia nella relazione e nel partner nell’affrontare le prove che la quotidianità richiede.

 

 

 

 

 

Bibliografia:

Santona, A., Zavattini, G.C. (2007), La relazione di coppia. Strumenti di valutazione. Roma: Edizioni Borla.

Feeney, J.A. (1999), L’attaccamento romantico tra adulti e le relazioni di coppia In Manuale dell’attaccamento: teoria, ricerca e applicazione clinica. Roma: Giovanni Fioriti Editore.

Wallin, D.J. (2007/2009), Psicoterapia e teoria dell’attaccamento. Bologna: Il Mulino Editore.

Sara Pontecorvo

Sono Sara, una psicologa clinica e psicoterapeuta specializzata nell’approccio alle criticità della fase adolescenziale. ASCOLTO, CONFRONTO, FIDUCIA RECIPROCA. Su questo baso il mio rapporto con i ragazzi e le loro famiglie.

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